sabato 3 novembre 2012

"parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi"



L'aforisma nel titolo è di Galileo Galilei, ed ha sempre rappresentato per me un faro insostituibile.
Sulla necessità o meno della chiarezza nella critica, è in corso una discussione tra me e un commentatore che si firma "Giggi Marluzzo". La trovate nei commenti a questo post.
Chi vuol intervenire è il benvenuto.


(nell'immagine: Eraclito, detto l'Oscuro; dalla "Scuola di Atene" di Raffaello)

17 commenti:

  1. Sono d'accordo con l'aforisma di Galileo e cerco di metterlo in pratica, nel mio piccolo.

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  2. vi ho letti, concordo con ivaneuscar:
    è come quando nella nostra categoria invece di spiegare al paziente cos'ha e come lo si può aiutare si inizia a sparare termini tecnici a raffica che non aiutano certo i paziente e a mio giudiziano non illuminano neppure sul tuo grado di preparazione

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  3. @amanda
    conosci questo?
    http://www.ibs.it/code/9788811597100/serianni-luca/treno-sintomi-medici.html

    lettura dotta e, allo stesso tempo, divertente.

    (comunque, a proposito del tale "Giggi Marluzzo", lo stesso uso del nick fa intravvedere in lui il troll)

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  4. a proposito: io ho studiato un corpus di interazioni fra medici italiani e pazienti stranieri.
    dovrei farti leggere la trascrizione di una visita, in cui una ginecologa italiana spiega impassibilmente a una povera ragazza dell'Est Europa che le analisi appena fatte sono volte a rilevare la presenza dello streptococco beta-emolitico di gruppo B e sono risultate negative, e che comunque i depositi di ferritina riscontrano valori entro la norma...

    (ma dille che sta bene, e basta, no?)

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  5. credimi Sergio il problema non è comunicare con le ragazze dell'Est europeo, perchè lì se si vul comunicare si comunica, il problema è comunicare con i pazienti cinesi o pakistani, specie con le mamme che non sanno una parola di italiano e di nessun'altra lingua che non sia la loro, lì sì sono @@@@@ amari e benedirò sempre la presenza dei mediatori culturali in ospedale (negli ambulatori di medicina e pediatria di base non sono previsti)

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  6. "povera ragazza dell'Est Europa" ?

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  7. @hzkk
    "povera" in senso empatico: sembrava completamente sperduta di fronte a questa raffica di paroloni.

    @amanda
    pensa che il progetto di ricerca su cui ho lavorato per 3 anni, fino al 2010, riguardava proprio un consultorio di Forlì in cui operava una mediatrice di lingua cinese.

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  8. Intervengo per l’ultima volta, egregio signor “insegnante liceale e ricercatore universitario”, solo per farti notare la tua ulteriore scorrettezza. Posso immaginare che non ti piaccia per niente, ma Giggi (Luigi) Marluzzo è proprio il mio nome, all’anagrafe, e merita lo stesso rispetto del tuo o di quello di chiunque altro: sovraccaricarlo di sarcasmo, attraverso l’uso retorico di virgolette denigratorie (della persona e di quello che dice) è pratica certamente non degna del biglietto da visita che con tanta “modestia” inalberi quale contrassegno di “qualità” del tuo blog.

    Lo stesso dicasi dell’epiteto insultante di “troll” che mi riservi con tanta “garbata” nonchalance e che ti rimando indietro, interessi compresi, sperando che tu ne faccia miglior uso, magari riservandolo a qualcuno del tuo parentado o a qualche altro esimio “insegnante” nonché “ricercatore” tuo pari.

    Leggo su Wikipedia:

    “Con il termine troll, nel gergo di Internet e in particolare delle comunità virtuali, si indica una persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi”.

    Ebbene, ti sfido a trovare uno solo di questi elementi nei miei commenti: sono intervenuto nel merito del tuo post e ho ampiamente argomentato i miei rilievi che, graditi o meno che siano a te e alla cavalleria arrivata in tuo soccorso, sono lì, leggibili e criticabili da chiunque, come è giusto che sia per qual si voglia comunicazione a carattere pubblico.

    Quello che in buona sostanza ti chiedevo, al di là del fatto che si può essere più o meno d’accordo sulle cause della scarsa o nulla diffusione della poesia, era la ragione della mancata citazione dell’autore e della fonte del brano che riporti nel post: che in quella forma, e stando anche al tenore dei tuoi successivi commenti, si risolve unicamente in una denigrazione del lavoro complessivo di un critico. Ti sembra corretto? A me no, e l’ho fatto presente, perché credo, pur senza essere un “insegnante liceale” e un “ricercatore universitario”, che uno studioso degno del nome dà sempre conto delle fonti che cita – sulle quali poi può legittimamente esercitare ogni intervento di critica possibile, anche il più duro, sperabilmente argomentando (cosa che ti guardi bene dal fare).

    E’ una questione di sostanza, se permetti, e della cosa sei perfettamente cosciente a quanto pare, visto che, non più tardi di qualche ora fa, pubblichi un post dello stesso genere (una citazione) ma indichi (correttamente stavolta) autore e fonte con un link. E, guarda caso, ne è perfettamente consapevole anche uno dei tuoi “paladini”, un critico che non si permetterebbe mai di non citare autori e fonti dei “materiali” che utilizza nei suoi articoli, soprattutto quando questi ultimi sono lo spunto per analisi serrate e “senza sconti” (in genere condivisibili, almeno per quel che mi riguarda e per quello che di lui ho letto).

    Buone cose e buon proseguimento (e divertimento) allora, signor Sergio Pasquandrea (come vedi, scrivo il tuo nome senza “virgolette”, perché per me sei un interlocutore, per quanto si possa essere in disaccordo, non un “qualcuno” da esecrare o da “bollare” con “etichette”).

    Giggi Marluzzo

    p.s.

    Mi piacerebbe vedere cosa avresti mai da rispondere, se l’autore di cui sopra venisse a chiederti ragione dell’utilizzo *pubblico* che fai di un suo scritto senza nemmeno citarlo. Non credo che si accontenterebbe del tuo “non volevo farne un caso personale”, visto che a uscirne ridicolizzati sono comunque il suo lavoro e la sua credibilità di studioso. Non ci hai pensato?

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  9. Giggi, ho letto solo le prime cinque parole del tuo post: ed è stata tanta la gioia, e la speranza che tu tenga fede a quanto scrivi, che proprio non ce l'ho fatta ad arrivare fino in fondo a tutto il resto della tua lenzuolata.

    Scusami ma, sai com'è: io sono scorretto, l'hai detto tu stesso.

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  10. la cavalleria arrivata in tuo soccorso

    Io non so se Marluzzo sia un troll; questa però appartiene di sicuro allo strumentario dialettico del troll – e lo dice un ex-troll di variata esperienza.

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  11. Non lo so, Marco: io ho smesso di leggerlo.
    Per un po' lo trovavo divertente persino pittoresco, ma adesso comincia a diventare monotono.

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  12. (a proposito, ignoravo questo aspetto della tua personalità webbica...)

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  13. Intemperanze di gioventù: non sembra ma frequento l'internet (intendo dire, da prima che fosse inventato il World Wide Web) da ormai vent'anni.

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